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Biscotti a forma di cuore per imparare un lavoro.

I biscotti bio Scappatelle sono un progetto di Made in Carcere. Luciana Delle Donne ci racconta chi sono i pasticceri e il loro impegno.

Il marchio Made in Carcere nasce nel 2008, grazie a Luciana Delle Donne, fondatrice di Officina Creativa, una cooperativa sociale non a scopo di lucro. Il progetto coinvolge attualmente venti detenute in laboratori di cucito all’interno degli Istituti penitenziari di Lecce, Matera e Bari.
 
Il progetto dei biscotti Scappatelle coinvolge invece i ragazzi degli Istituti penitenziari minorili di Bari e di Nisida in provincia di Napoli e a breve anche quello di Taranto.
 
Come ti è venuta l’idea di realizzare i biscotti biologici Scappatelle?
 
L’idea è stata quella di diversificare, non volevamo proporre loro laboratori di sartoria. Tra i nostri sogni c’era anche la produzione di cibo sano e buono e così abbiamo deciso di fare i biscotti. Volevamo un sapore antico che ricordasse la nostra terra del Sud. Abbiamo sperimentato a lungo finché non abbiamo trovato la ricetta giusta. Mi premeva che gli ingredienti fossero semplici e, per l’appunto, pugliesi. Abbiamo scelto così la farina di grano Senatore Cappelli, olio extravergine di oliva, un po’ di vino rosso primitivo e lo zucchero di canna.
 
Hai scelto materie prime biologiche per veicolare un messaggio di rispetto nei confronti della Terra?
 
Si, volevamo biscotti buonissimi e di qualità. Un modo per far capire ai ragazzi che li preparano quanto siano importanti ingredienti che sono il frutto di un lavoro che rispetta la terra. Che con la terra usa la gentilezza.
 
I biscotti hanno forma di cuore. C’è una ragione?
 
La scelta di fare i biscotti a forma di cuore è stata molto meditata. Volevamo fossero portatori di amore, innanzitutto nei confronti dei ragazzi che li preparano. I biscotti hanno una forma che impegna tempo ma è un lavoro che diventa una sorta di mantra. Sono certa che l’amore rappresentato da quella forma raggiunga anche il cuore dei ragazzi. Posso inoltre dire che i ragazzi svolgono il lavoro con molta attenzione. Hanno orari di lavoro precisi, vestono abiti da lavoro, cappello da pasticciere incluso, portano i guanti. Si apprestano al lavoro in modo rituale.
I ragazzi imparano così un mestiere, un mestiere che è quotidiano e che prevede l’interpretazione di un ruolo preciso. Attraverso il lavoro, i ragazzi si guadagnano da vivere e imparano il mondo vero che è fuori.