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Good Land, idee per abitare la terra.

Intervista ad Alessandra Falla, giovane food expert

Ci stiamo destando da un tempo che ci ha fatto fermare tutti. Chi in città, chi in campagna, chi in cima alle montagne. Abbiamo avuto un tempo per la contemplazione..
 
Come immagini abiteremo la terra dopo il COVID 19? Con maggior rispetto?
 
Questa emergenza di sicuro ci ha obbligati a stare lontani ma, allo stesso tempo, ci ha ricordato quanto importanti e vitali siano i nostri rapporti sociali quotidiani. Ci ha dimostrato che siamo fragili, che non esistono confini capaci di difenderci e, finalmente, ci ha regalato il tempo necessario per riflettere.
 
Rimasti chiusi in casa, siamo stati tutti messi alla prova mentre gli alberi si rifacevano le foglie, senza sentire come noi la mancanza del proprio parrucchiere.
Il silenzio intrappolato nei due scatti storici di Papa Francesco e del Presidente della Repubblica con tanto di mascherina, hanno riportato la nostra attenzione sui suoni della natura che nel frattempo rinasce.
 
Ho grande fiducia nella scienza, molta meno nel sistema economico che domina il mondo. La sfida più importante, anche dopo questa pandemia, rimarrà la salvaguardia della Terra.
Non possiamo permettere che l’innalzamento delle temperature provochi ulteriori desertificazioni e di conseguenza carestie. Non possiamo rimanere a guardare le multinazionali che compromettono i sistemi di salute, basando il loro profitto sullo sfruttamento ad alta intensità di risorse naturali.
Non basteranno più frontiere, muri o eserciti del mondo ricco a fermare le migrazioni che inevitabilmente si verificheranno.
Spero e, soprattutto, mi auguro che da oggi inizieremo a vivere la Terra con maggiore consapevolezza, senza indifferenza, prima che sia troppo tardi.
 
In che modo, attraverso quali strumenti pensi si possano creare nuove connessioni tra rurale e urbano?
 
Il binomio campagne arretrate – città innovative è da distruggere. Questa è la missione della mia generazione e mia personale.
Tutti sanno “trasmettere in diretta”, come fanno le multinazionali con ingenti investimenti in marketing, a noi però il compito di raccontare volti e storie di donne e uomini che ogni giorno dedicano la propria vita a coltivare semi di sentimenti diversi, autentici, reali e resistenti.
 
Dobbiamo imparare a padroneggiare, almeno quanto loro, gli strumenti, digitali e non solo, per riuscire a trasmettere a tutti quanto di prezioso queste donne e questi uomini fanno per la comunità: coltivare cibo vero.
Abbiamo allora il compito di proteggere e promuovere la biodiversità e le “economie di cura”, rafforzare le comunità: in breve, prenderci cura della salute di tutti.
Non possiamo perdere altro tempo. Conosciamo la direzione verso la quale tendere e disponiamo degli strumenti necessari. Sono certa che la mia generazione, come ha fatto quella dei nostri nonni prima, saprà (e dovrà) rimboccarsi le maniche per riparare ciò che qualcuno – forse inconsapevolmente – ci ha tolto, a partire dal nostro cibo e dalle nostre campagne
 
Il progetto STARE VICINI è un progetto che si è posto tra gli obiettivi di avvicinare i produttori, abitanti della montagna, alla città, ai suoi abitanti attraverso una connessione che è il lavoro e i prodotti del loro lavoro. Pensi che questo incontro, questo avvicinamento potrà essere più forte in futuro?
 
Sì, perché ho grande fiducia nella semplicità e nell’autenticità che, credetemi, non significa banalità. Il cibo vero è semplice, come lo sono i contadini che lo producono nelle campagne che rispettano e curano ogni giorno. Dobbiamo ripartire dall’autenticità dei loro gesti, perché nulla di quello che la Terra ci ha regalato può durare per sempre se non ce ne occupiamo.
Ecco perché è indispensabile avvicinare le campagne alle città, riscoprendo la centralità delle persone e delle cose che ci circondano. Per fare bene le cose ci vuole tempo e sapienza, quindi un patto tra generazioni in grado di trasmettere il sapere e il saper fare.
 
Già nel ’79 il Presidente Pertini avvertiva: “I giovani non hanno bisogno di prediche: i giovani hanno bisogno, da parte degli anziani, di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo“.
 
Ripartiamo da qui, insieme.
 
L’intervista è di Rita Brugnara, maggio 2020.