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La terra e la guerra

Il vero tema è la rigenerazione della terra. Serve approfittare di questa situazione, la guerra in Ucraina, per cambiare strada.

La sovranità alimentare è la capacità dei popoli di avere una relazione e una conoscenza diretta del cibo in quanto nutrimento. Lo è stata per migliaia di anni ma dalla seconda metà dell’Ottocento, in Europa, con lo sviluppo dell’urbanesimo e dell’industrializzazione, il cibo è diventato merce, oggetto in grande misura di un procedimento industriale.
 
Fino ad allora chi produceva il cibo lo destinava prevalentemente e direttamente a chi lo consumava, poi le cose sono cambiate: quasi tutta la produzione agricola è stata destinata all’industria, una industria sempre più grande, che l’ha trasformata, codificata, manipolata.
Ovviamente allontanandola rispetto al contenuto di relazione che il cibo ha con i suoi utilizzatori finali.
 
Oggi alcune organizzazioni agricole stanno chiedendo all’Unione Europea di rinunciare alle rotazioni delle coltivazioni: ci sarà bisogno di molto da mangiare e la richiesta è di non tenere incolta la terra, di non metterla a riposo, ciò che si fa normalmente per permettere alla terra di rigenerarsi. Conseguenze immediate sono il ricorso ancora più massiccio ai fertilizzanti e la richiesta da parte delle lobby dell’agricoltura industriale di sussidi per far fronte all’aumento dei prezzi dei fertilizzanti. Significa anche tornare a un uso ancora massiccio di combustibili fossili, rinunciando a tutte le opzioni di transizione ecologica di cui si è parlato in questi anni, a dimostrazione che in molti non hanno creduto, neppure per un minuto, all’economia verde. Come se tutte le battaglie che abbiamo portato avanti noi agricoltori ambientalisti fossero dimenticate in un attimo.
Il vero tema è la rigenerazione, approfittare di questa situazione per cambiare strada. C’è chi propone di non finanziare più l’agricoltura biologica perché serve puntare sulla massima produttività delle coltivazioni. Dobbiamo dunque uscire con forza contro l’ipersfruttamento della terra, contro la logica del produrre sempre di più a qualsiasi costo.

Freccia
Freccia

Per quanto riguarda la guerra, non si parla del fatto che in Ucraina nessuno sta più coltivando la terra, che gli animali allevati sono abbandonati e stanno morendo di fame perché i contadini sono scappati o stanno combattendo.

E poi ricordiamoci che non c’è solo l’agricoltura intensiva per l’esportazione. In Ucraina vivono più di un milione di contadini che coltivano per dare da mangiare alla propria famiglia e al proprio villaggio.
Il mondo del biologico italiano adesso ha l’occasione per dimostrare l’importanza del suo ruolo.

Prima la pandemia e adesso la guerra, hanno rivelato le immense contraddizioni del modo in cui viviamo oggi, così come scoprire che i costi dei prodotti spesso sono da attribuire per il 50% ai costi logistici, agli imballi e alla pubblicità.

Tutto ciò rappresenta un modello di consumo quasi insostenibile. Anche alcuni rappresentanti del mondo agricolo sono nella stessa logica emergenziale: chiedono ora di portare l’agricoltura intensiva anche nei parchi. “La gente avrà fame”: un messaggio quasi terroristico.
Noi agricoltori ambientalisti pensiamo invece che questa sia l’occasione per dare importanza alla terra e al lavoro contadino che troppo spesso viene ignorato.