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Olio extra vergine da una comunità che condivide lavoro onesto e terra pulita.

Intervista a Maurizio Agostino, agronomo di San Costantino Calabro, che ci racconta forza e dedizione necessari per essere olivicoltori in un territorio difficile.

Il nostro olio extra vergine d’oliva nasce dalla volontà di sette aziende agricole di collaborare per mantenere produttivi oliveti secolari, parte integrante di uno dei paesaggi più caratteristici e di pregio nel Mediterraneo. 
Da dove prende avvio l’idea di unirsi come olivicoltori? Perché la scelta di collaborare all’interno del proprio territorio?
 
Siamo olivicoltori biologici perché crediamo di dare attraverso il nostro lavoro un contributo di cambiamento e di speranza alla nostra terra, nel segno del rispetto per l’ambiente, per la vita in ogni sua espressione e di giustizia verso le persone che lavorano. Per fare questo non possiamo che fare una scelta collettiva. Cioè unire le nostre forze con chi condivide i nostri ideali, in un territorio bello ma terribilmente difficile.
 
Quanto è importante per voi il rapporto con il territorio e la comunità? Il vostro aiutarvi può diventare un esempio positivo per gli agricoltori vicino a voi?
 
Proveniamo dalla tradizione contadina. I nostri nonni ci ripetevano un detto di antica saggezza diceva: “puru a Regina ebbi bisognu da vicina”, che tradotto letteralmente suona come, anche la Regina ebbe bisogno della vicina. L’insegnamento è che se anche i ricchi non possono fare a meno della solidarietà e della collaborazione fra “vicini”, a maggior ragione vale per chi vive solo del proprio lavoro e della propria umile dignità. Questo è ancora più vero oggi, nella provincia più povera e marginale della desolata Calabria, dove alla marginalità di un territorio di confine si aggiunge la piaga del malaffare dilagante. Condividere il lavoro onesto e rispettoso della vita e della salute oggi è una necessità anche per resistere a tutto questo. 
Non sappiamo se sarà di esempio, ma di sicuro per noi è una necessità.
 
Coltivate varietà come l’Ottobratica e la Cicirello. Quali sono le loro caratteristiche? Perché avete deciso di salvaguardare? 
In primo luogo sono gli olivi che abbiamo ereditato da generazioni e che da secoli caratterizzano il paesaggio del nostro territorio, paesaggio nel senso più largo del termine. Ovvero, conformazione di un territorio, che è insieme bellezza, equilibrio, lavoro, sacrificio, prodotto e reddito pulito. Se per secoli queste varietà hanno assicurato tutto questo, perché non dovrebbero farlo ancora? Chi siamo noi per abbandonare e distruggere questa preziosa eredità?
 
La varietà Ottobratica era indicata dai nostri nonni come “alivu duci” (olivo dolce) e la Cicirello “alivu amaru” (olivo amaro). Sono stati coltivati sempre in consociazione, ci piace credere perché il dolce e l’amaro sono due essenze che indissolubilmente devono convivere insieme. Il dolce per dare un senso piacevole al gusto, l’amaro perché costituisce il senso del limite che completa il piacere. Inoltre, abbiamo studiato che sono proprio le componenti salutistiche, i polifenoli, quelle più aspre e piccanti: allora il dolce è per attrarre, l’amaro per stare bene.
 
I nostri oliveti di Ottobratica e Cicirello sono un esempio di ecosistema durevole e sostenibile. Sono contenitori di biodiversità unica ed essenziale, non solo nella componente agricola, ma anche e soprattutto in quella naturale e selvatica.
 
Il territorio di San Costantino Calabro, dove siete, è a rischio di abbandono? Anche per questo presidiate questi luoghi coltivandoli?
 
Viviamo un territorio dove, nonostante tutto, ancora l’olivicoltura rimane un presidio di cura collettiva della terra che viviamo. L’abbandono e la distruzione avanzano, ma sono gli oliveti che resistono con struggente eleganza e difficile sopravvivenza.
 
Nell’etichetta dell’olio abbiamo messo la domanda: “Come fa questo olio a dare vita a una comunità?” Ma tu, che questo olio lo produci, come riassumeresti le sue peculiarità? 
I nostri oliveti sono esempio di vita secolare, che si rinnova ad ogni stagione di raccolta con olive di annata in grado di dare un olio dal sapore profondo, sempre fresco ed attuale. E noi ogni anno lavoriamo per portare le olive al frantoio, perché non possiamo stare senza i profumi che si sprigionano fin dai primi istanti dalla molitura. 
Sensazioni ed emozioni che non vogliamo vivere da soli. Ci sentiamo vicini e veri compagni di strada verso chi, nel nostro territorio, si batte per salvare e promuovere terra pulita e socialità.
 
Foto di: Paolo Panzera
 
Intervista a cura di: Corinna Furlan